Monumento della Croce

Il monumento della Croce in Casalecchio di Reno.

Ci raccontano gli storici che si occuparono di questo monumento che a poco più di due chilometri dalla porta Saragozza di Bologna, dopo un tratto rettilineo che seguiva la discesa detta "Costarella", la strada formava un trivio al centro del quale era sistemato un basamento quadrato in pietrame, che sosteneva eretta una grande Croce di legno (fig. 1): un folto bosco di querce e faggi secolari faceva da coltre alle pendici del colle della Guardia verso levante, contornando la strada, ed il ruscello di acque perenni detto rio della Pizzacchera, attraversava la via poco prima del trivio ad invitare il viandante alla sosta. Da questo punto partivano tre strade, una detta "Cavara", che conduceva all'antico ponte sul Reno; quella di mezzo detta via "Nuova" che proseguiva verso mezzogiorno lungo il fiume Reno, la terza che conduceva alla parrocchia di San Martino. Questo simbolo religioso, così sistemato e concepito, stava ad indicare, a quell'epoca, che nei pressi esisteva una chiesa o un luogo ospitale; fin dal VII secolo dell'era cristiana si trovava quivi nascosto, un convento dei Martiniani, dove quegli antichi monaci avevano scelto di vivere come separati dal mondo e disponibili, ove necessario, a soccorrere "qualche necessità del loro prossimo".

Nel 1681, il monumento era vicino a rovinare dopo tanti secoli di esistenza e l'economo della Parrocchia, Fon Francesco Cassanelli, lo fece "atterrare ed uno nuovo, nello stesso posto, fu subito innalzato" e dotato di una bella colonna di marmo, donata dal sig. Valerio Sampieri. Il nuovo monumento era formato da un grande zoccolo di pietrame, su cui posava un tronco di macigno, lesionato nel mezzo da una parte all'altra, e su di esso tronco si innalzava una ardita colonna di marmo alta due metri e settanta centimetri, con base e capitello di macigno, il quale "rastrematosi a punta", recava una sfera di rame sormontata da una antica croce di ferro; l'altezza totale era di mt. 5,45.

Nell'anno 1805, il giorno 5 di maggio, il Papa Pio VII di ritorno da Parigi per l'incoronazione di Napoleone I, giunse a Bologna e giratovi attorno, essendo stato impedito dai francesi che occupavano la città di farvi sosta, arrivò a Casalecchio dove passò la notte. La mattina seguente il Canonico Renano di San Salvatore P. Gio. Luigi Uguccioni, dovendo il Papa passare davanti al monumento della Croce, diretto a Roma, "vi aveva fatto erigere un altare con molti ceri" e invitto tutti i parroci di questi dintorni con tutti i loro fedeli per ricevere la benedizione del Santo Padre. Per eternare la memoria del suo passaggio e dell'incontro con il popolo di Casalecchio fece incidere sul dado del monumento il seguente epitaffio (fig. 3).

PIUS VII P.M.

GALLIA REDUX

transitu

et statione

CASALICHIUM

INSIGNIVIT

III NON MAI

CICICCCCV

Fu il 30 giugno 1829 che il marchese Francesco Sampieri ottenne il permesso dal cardinale arcivescovo Opizzoni di trasferire il monumento della Croce dal trivio su di un vicino poggiolo, "essendo divenuto, in quella posizione, di ostacolo al traffico, specialmente notturno", e ciò fu effettuato a spese del predetto marchese.

Quando la furia selvaggia ed indiscriminata della guerra si abbatté sul paese, nell'anno 1944, il monumento fu danneggiato da un bombardamento aereo. Andò perduto un tratto della sommità della colonna di circa cm 85, il capitello a punta con il globo di rame e l'antica croce di ferro. Così mutilato fu ritratto e riprodotto nel libro di storia su Casalecchio di Lilla Lipparini, pubblicato dalla famiglia Ghillini nel 1953. (fig. 2). Successivamente, senza testimonianza di chi fosse ad eseguire l'intervento ed in epoca imprecisata tra il 1955 e il 1984, fu ulteriormente ed incautamente manomesso: venne abbattuto il restante tronco della colonna di marmo e rimosso il capitello di base e la cimasa di macigno. Per quante ricerche furono fatte non si seppe più nulla (Il resto del Carlino del 25 marzo 1984 " ...chi ne avesse notizia si rivolga al Presidente della Pro Loco").

Resistettero così solo il basamento di pietrame con il dado, noto come il cippo, spaccato come detto, su cui era inciso il ricordo del passaggio del Papa Pio VII, del 5 maggio 1805, che doveva diventare un giorno fatidico con la morte di Napoleone.

Fino a questo punto si può raccontare la storia di questo antico monumento, che aveva resistito per tanti secoli, a ricordare la fede e la luminosa via, per la salvezza per ogni uomo: anche in questa nostra epoca in cui materialismo e ipocrisia offuscano le coscienze.

Negli anni 1984 e 1985 la Pro Loco di Casalecchio assunse l'iniziativa della ricostruzione, il più fedele possibile, dell'antico monumento, sulla scorta delle poche testimonianze che in quel periodo risultavano: una veccia fotografia (foto 4) databile circa 1900 che mostrava il monumento integro, il cippo rimasto fortunatamente ancora in sito importante per ricavare le misure di rapporto con le foto, oltre alla detta riproduzione nel libro "Casalecchio". Con l'ausilio del libro di architettura civile del Barozzi da Vignola (1500) in considerazione che all'epoca della costruzione del Monumento (1681) di norma i costruttori si richiamavano agli antichi stili architettonici classici, fu possibile ridisegnare l'antico monumento in maniera soddisfacente e incoraggiante.

Nel anno 1987 il Comune di Casalecchio promosse ed effettuò una ricostruzione del Monumento senza tenere conto di tutti gli elementi forniti dalla Pro Loco. Si creò pertanto un contrasto che si concluse con l'affidamento alla medesima Pro Loco, da parte della Sopraintendenza ai Monumenti di Bologna, della progettazione e dell'approvazione del progetto.

Lo stallo del restauro durò dal 1987 al 1996. Nella nuova progettazione si era tenuto conto del reimpiego dell'unica parte autentica rimasta disponibile del monumento del 1681, il dado, con inciso il ricordo del passaggio di Papa Pio VII. Occorre ricordare che nel 1994 era stato occasionalmente ritrovato, nel magazzino comunale, il tronco della colonna di circa mt. 1,85 scomparso dopo il 1955, come accennato, ma dopo accurato esame per un suo restauro nell'intenzione di inserirlo nell'erigendo monumento, era stato abbandonato per le condizioni sia statiche, a causa delle lesioni riscontrate nel marmo, sia per la stessa coesione del marmo compromesso da 300 anni di esposizione agli elementi climatici.

Questo monumento ebbe in origine un significato liturgico cristiano: indica il mondo (la sfera): per molte generazioni fu un segnale di ausilio al viandante alla ricerca di cibo e ricovero. Si trasformò nei secoli in testimonianza di fede e di eventi storici, per essere poi distrutto dalla violenza delle passioni incontrollate.

Oggi risorge con la stessa veste e con il medesimo spirito che lo tramandò a noi, ad indicare la via della pace e della concordia nella fede che ci conforta e ci sostiene nel nostro cammino. Resti affidato ai concittadini e ai posteri con il compito di tramandare4 e mantenere questi sentimenti che, giunti ai nostri giorni sull'eco dei tempi, vogliamo auspicare riecheggeranno per sempre.

Casalecchio di Reno, 28 settembre 1996.

Ing. Giuseppe Ghillini