Pubblicazioni
Il sentiero dei Bregoli
Edizione del 2011
Guida tascabile
Lo puoi trovare anche presso le librerie:
Libreria Nanni A. & C. srl Via dei Musei, 8/a Bologna tel. 051.221841 libreria66@libreriananni.191.it
“Il sentiero dei Bregoli”, 2011, Pier Luigi Chierici, Quaderni di San Martino di Casalecchio Insieme.
A Casalecchio, dal lato della Chiesa di San Martino si inerpica lungo il monte Castello un sentiero che conduce al Santuario di San Luca: il sentiero dei Bregoli, una parte importante della storia e del folclore bolognese. Del nome e della sua origine vi sono due versioni: quella bolognese, i Brigoli, significherebbe un luogo scosceso, un dirupo, mentre quella casalecchiese, i Bregoli, farebbe invece riferimento ai bregguèl, letteralmente pezzettini, e cioè i “rimasugli” di legno che ai popolani veniva concesso di raccogliere. Si tratta anche di due diverse visioni del mondo: luogo ostile e difficile per i cittadini, un posto che gratuitamente forniva legna e calore per i casalecchiesi.
Quale che sia la versione giusta, i Bregoli hanno svolto per secoli un importante funzione nelle comunicazioni della regione, in quanto naturale raccordo tra le due vie che collegavano Bologna alla Toscana. La Flaminia Militare da Porta San Mamolo, attraverso la Futa, raggiungeva Firenze mentre l’altro percorso transappeninico, lungo i crinali tra il Lavino e il Reno, conduceva nel pistoiese. Sempre dai Bregoli si aveva anche immediato accesso al guado della Canonica e quindi verso la via Pretosa (antico nome della Bazzanese) e la via Claudia, che garantivano l’accesso al resto dell’Emilia.
Oltre che per le comunicazioni, i Bregoli sono stati anche scenario bellico: da mulattiera per munizioni e cannoni su e giù dal Forte Mazzacavallo degli albori dell’Unità, ai bombardamenti dell’ultima guerra, con il rifugio posto all’imbocco del sentiero che dava ricovero a oltre cento persone. Ma soprattutto i Bregoli sono da sempre un percorso per l’amore e per la fede.
Questa suggestiva via d’accesso all’importante Santuario di San Luca venne impreziosita nel 1926 con colonnine collocate a segnare le tappe della via Crucis. Un percorso di preghiera in cui, come spesso accade nell’Emilia verace, il sacro era molto legato al profano; i Bregoli infatti – soprattutto al loro divenire meta di escursioni nei giorni di festa – furono anche il luogo in cui una moltitudine di amori sbocciò tra i ragazzi in gita aiutati dalla fitta vegetazione che tuttora avvolge il sentiero, e in cui si riusciva a conquistare qualche fugace attimo di intimità.
L’autore argomenta in modo attento tutti questi ruoli svolti dal sentiero, illustrando anche le valenze sociali e i gustosi aneddoti storici di quello che è uno dei simboli casalecchiesi. La pubblicazione viene chiusa con un interessante inserto musicale nel quale sono presentate sonate e canzoni, antiche e più recenti, che attraverso strofe e note hanno fatto cantare le suggestioni dei Bregoli ben oltre i confini comunali.
Manuel Finelli
La via della Cavera o la vecchia Porrettana
Edizione 2009
Guida tascabile
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“La via della Cavera”, 2009, Pier Luigi Chierici, Quaderni di San Martino di Casalecchio Insieme.
Casalecchio esiste perché è sempre stato un nodo primario delle comunicazioni, luogo di incontri tra persone e culture. Già in epoca antica, per Casalecchio passavano la pedemontana appenninica che collegava la pianura padana con le Romagne, nonchè le vie di cresta sulla sponda sinistra del Reno che portavano in Toscana. Con le bonifiche attuate dagli Etruschi, vennero aperte le vie d’acqua che, verso nord, connettevano con Mantova e le terre dei veneti e, verso levante, con Spina e i suoi empori greci. L’arrivo dei Romani permise nuove e migliori strade, come la pedemontana tra Casalecchio e Bazzano, la Flaminia Militare che collegava meglio alla Toscana e soprattutto la via Emilia con un ponte permanente sul Reno.
Durante il medioevo, una moltitudine di ponti non più mantenuti caddero; tra questi anche l’antenato del Pontelungo della via Emilia. Ciò comportò una riaffermazione dei guadi e delle località ad esse inerenti, come Casalecchio con il passaggio del Reno presso la Canonica di quella che poi divenne la Croce.
La Croce, tuttora importante quartiere Casalecchiese, prese il nome dal segnacolo posto sul trivio nei pressi della chiesa di San Martino, nel punto in cui la via Saragozza si biforcava con un’importante strada: la Via della Cavera, per secoli la principale via di comunicazione tra Bologna e la Toscana.
La via era nata nel 1262 per opera del Comune di Bologna e su insistenza delle più influenti famiglie bolognesi che stavano subentrando ai feudatari minori sulla riva destra del Reno. La strada, dalla Croce, proseguiva lungo l’attuale Parco della Chiusa fino all’allora fiorente località di Vizzano e permetteva quindi ai viandanti verso il sud e la Toscana di aggirare l’allora insormontabile ostacolo rappresentato dalla Rupe, senza dover percorrere i più perigliosi sentieri di cresta.
Tra i vari elementi di sviluppo permessi dalla Via, vi fu l’incentivo del trasporto in città dei blocchi di selenite e di gesso estratti dalle “cavere” (cave) presenti sul suo percorso. La Cavera fu una direttrice fondamentale per lo sviluppo del territorio e venne abbandonata solo secoli dopo con l’apertura della Porrettana sull’altra sponda del Reno.
Il Quaderno di Casalecchio Insieme, a cura dello storico Pier Luigi Chierici, inquadra in modo magistrale il contesto storico, per poi condurre lungo un vero e proprio itinerario che ripercorre l’antica Via accompagnando il visitatore con dettagli storici e aneddoti di cultura e folklore locale che renderanno la scoperta ancora più affascinante.
Manuel Finelli
Guida Tascabile alla visita della Chiusa di Casalecchio di Reno con percorsi Trekking
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infoSASSO
Via Porrettana 312 - 051 675840
Sasso Marconi Bo
Uit Colli Bolognesi
C/o Villa Edvige Garagnani
tel. 366 8982707
Via Masini, 11
40069 Zola Predosa Bo
“Guida alla visita della Chiusa di Casalecchio ed al primo tratto del Canale di Reno”, 2009, Pier Luigi Chierici, Quaderni di San Martino di Casalecchio Insieme.
Bologna nasce nella vasta palude inserita tra il Reno e il Savena e tra i torrenti Aposa e Ravone; una città d’acqua che dopo lavori di consolidamento e canalizzazione arrivavano fino all’Adriatico tanto da renderla per secoli un importante porto del nord Italia. Ruolo fondamentale nell’affermazione di questo assetto fu il Canale di Reno che nasce dalla Chiusa di Casalecchio e prosegue fino al centro città.
Un canale importante, che per secoli ha fatto girare centinaia di ruote per il funzionamento di mulini per macinare il grano, di concerie, di segherie, di magli, di trafilerie, di pile da riso, telai da tessitura e preziosi filatoi da seta. Non ultimo l’uso irriguo che portava vita agli orti dentro le mura e alle innumerevoli vie che resero Bologna molto più simile a Venezia che alla città attuale.
Per questo, oltre alla via della Cavera e ai Bregoli (vedi le altre pubblicazioni di Casalecchio Insieme), il canale di Reno generato dalla Chiusa è una delle vie di comunicazione che nell’arco dei millenni hanno reso Casalecchio un centro nevralgico della vita della regione, aiutando la gente, favorendo l’industria, lo sviluppo e la tecnologia. Dal medioevo in poi, la Chiusa ha unito popoli per secoli, tanto da essere insignita dall’UNESCO nel 2010 del titolo di “Patrimonio messaggero di cultura e pace”. Un patrimonio immenso da rendere noto e valorizzare: questo l’intento della Guida a firma dell’autorevole Pier Luigi Chierici, voluta e promossa da Casalecchio Insieme.
La pubblicazione si presenta con una curata veste grafica, ricca di fotografie, dipinti, stampe d’epoca, cartine e percorsi, con un testo che prima svela gemme sconosciute della storia di Casalecchio e Bologna, e poi conduce alla scoperta in prima persona di questi tesori attraverso la proposta di tre itinerari.
Il primo percorso, che passa per i Masgnòn e il Prà Zinein (i “sassoni” e il “prato piccolo”) antichi resti delle prime grandi imbrigliature del fiume, costeggia gli elementi che hanno reso la Chiusa una pietra miliare dell’ingegneria idraulica come il Boccaccino, la Stanza, la Cantinaccia, gli Sfioratori.
Il secondo si snoda intorno alla Filanda, importantissimo centro industriale della storia bolognese e all’antica Canonica, passando lungo gli pregevoli scorci di antiche strutture di recente restaurate come la Casa del Ghiaccio, i ponti della Scaletta, i paraporti e altro ancora. Il terzo percorso si affaccia invece sullo “Spartiacque” vero e proprio e, soprattutto, il Lido, lo storico luogo di villeggiatura dei bolognesi della Belle Epoque.
Nell’ultima parte la guida, le avvincenti pagine dedicate alle leggende che vedono la Chiusa protagonista: le vicende del mitico Tàc, il fantasma dell’Uomo Rosso e il tesoro dell’Isola Verde. E infine, come prezioso compendio a supporto della visita, vengono presentati un’attenta bibliografia di riferimento, un glossario “chiusarolo, una cronologia facile da seguire, nonché utili informazioni su dove mangiare, bere e dormire in quel di Casalecchio.
Finelli Manuel